La religione della libertà, che connota la civiltà occidentale, sul piano della libertà di pensiero e di espressione ci da un solo ed essenziale comandamento che si traduce nella formula voltairiana: detesto le tue idee ma sono disposto a lottare fino alla morte perché tu possa esprimerle.
Sul piano della libertà di azione, sul quale anche la civiltà occidentale non è sempre pienamente conseguente, vale il criterio ideale della liceità di tutte le azioni che non ledono gli altri.
Di conseguenza noi non possiamo consentire né le azioni violente in danno di cose e persone né una predicazione che istighi a commettere azioni di tal genere.
E’ vero che la guerra è una continuazione della politica con altri mezzi; è vero che la guerriglia è una continuazione della guerra con altri mezzi e il terrorismo non è altro che una guerriglia totale, fatta da soldati travisati contro persone solitamente inermi.
E’ vero che da anni sopportavamo e, financo, comprendevamo per motivi ideologici, tanti tipi di terrorismo nazionalista, etnico, idealista, ambientalista, animalista, religioso, marxista, ma è tempo ormai che la comunità internazionale si decidano a mettere definitivamente fuori legge il terrorismo in quanto tale e gli Stati che lo consentono, lo appoggiano, non lo perseguono.
E’ vero quindi che, di là dall’orrore, è stato un bene che il terrorismo, nella forma del fondamentalismo islamico, si sia manifestato così mortalmente efficace da determinare una alleanza planetaria contro di esso.
Del resto, da sempre sia le leggi degli uomini che le leggi dei dii non consentono tutte le forme di guerra e giustificano le reazioni alle aggressioni.
Peraltro si può discutere se il fondamentalismo islamico debba considerarsi una species del genus terrorismo o meno e si può ragionevolmente sostenere che esso sia tanto una specie di terrorismo che qualche cosa d’altro.
Infatti, il fondamentalismo islamico utilizza tutte le possibili forme di terrorismo sulla scorta di un credo religioso che non soltanto legittima ma anzi ingiunge di combattere una guerra santa contro tutti gli infedeli.
Pertanto questo non è uno scontro tra due civiltà di pari dignità; non è uno scontro tra una civiltà superiore, quella occidentale, e una civiltà inferiore, quella islamica, o viceversa; è uno scontro tra una civiltà e una religione, tra Stati laici e Stati teocratici, tra Stati con diversi gradi di legittimità democratica e Stati con nessun grado di legittimità democratica.
Ma, comunque sia, è uno scontro che dobbiamo affrontare a viso aperto e con tutti i mezzi a nostra disposizione, accettando di buon grado di pagare tutti i prezzi che saranno necessari, per sconfiggere questo attacco mortale alle nostre libertà e alle libertà degli stessi popoli islamici.
Dio lo vuole
Maggio – Agosto 2001