L’idiota dice “la bellezza salverà il mondo” e gli interpreti ancora si interrogano sul senso della frase nel contesto del romanzo ottocentesco.
Eppure, oltre ogni significazione possibile, oltre ogni sforzo cognitivo razionale, oltre l’endiadi classica del bello e del buono, resta il senso dello stupore.
Una condizione che, senza assurgere o decadere in sindrome, ci fa pensare alla gioia di riuscire a creare una forma pura, una forma umana animale divina che parli una lingua senza tempo, senza confini.
Gli esperti spiegheranno la formazione artistica, racconteranno il percorso evolutivo, descriveranno la produzione fisica, investigheranno persino la psicologia della persona, leggeranno le singole opere dell’artista, seguendo tutti i canoni della critica d’arte.
Noi, da profani stupiti, inidonei e, comunque, disinteressati a dare giudizi di valore, vogliamo esprimere un giudizio di gusto.
Un giudizio che per troppo tempo più che semplice è parso semplicistico, specialmente a quanti pensavano e, soprattutto, ritenevano che tutti dovessero pensare che fosse più importante ciò che l’artista voleva dire rispetto a ciò che le opere d’arte riuscissero a dire da sole.
Noi, che pure rispettiamo anche ciò che non comprendiamo con immediatezza e quanti lodevolmente cercano di avviarci alla comprensione, vogliamo affermare il diritto nostro e di tutti di guardare in libertà e liberamente di esprimere un piacere.
Senza affiggere tesi alla porta di nessuna chiesa noi vogliamo affermare protestanticamente il rifiuto di qualunque gerarchia che voglia illustrarci la rivelazione dell’arte.
Andando così nudi e scevri da pregiudizi all’epifania dell’arte classica e contemporanea, nel duplice senso che propriamente appartiene ai giorni nostri e filosoficamente attinge alla contemporaneità del classicismo.
E dobbiamo essere grati all’artista che ci fa provare questo piacere puro, questa pace serena, questa consolazione del rispecchiarsi e trascendersi nella cristallizzazione dell’attimo bello.
Consolazione che, forse, è il vero senso della salvezza del mondo e degli umani che può venire da qualunque bellezza e, soprattutto, dalla bellezza dell’arte.