Ecco, ci siamo:
il giorno del Governo delle sinistre ha da poco superato il mattino e già vediamo i primi fatti negativi per i proprietari di casa e sentiamo le prime minacce per i risparmiatori.
Con il 30 di giugno scadeva la ennesima proroga dell’infausto sistema, adottato all’inizio degli anni novanta, di graduazione dell’assistenza della forza pubblica all’esecuzione degli sfratti da parte delle Commissioni prefettizie.
C’erano già molte proposte, anche condivise tra Confedilizia e sindacati degli inquilini; essenzialmente riferite a ricondurre la graduazione delle esecuzioni forzose al contraddittorio delle parti e alla decisione dei giudici.
E, soprattutto, c’era la considerazione sulla necessità di distinguere tra aree veramente ad alta tensione abitativa – essenzialmente le grandi aree metropolitane – e aree ad alta tensione abitativa per modo di dire.
C’era poi anche la valutazione dell’opportunità di un superamento dei patti in deroga verso la liberalizzazione della contrattazione del canone locatizio e della durata contrattuale.
E, che cosa ci fa l’ex magistrato, l’ex poliziotto, il nuovo Ministro dei lavori pubblici; l’infaticabile, l’incorruttibile, il Pierino governativo?
Ci fa un bel decreto legge con cui proroga il sistema in atto fino alla fine dell’anno – da notare che il decreto legge ha effetto per 60 giorni, entro i quali deve essere convertito, in mancanza di che è come se non fosse mai assistito – e, per sovrappiù, consente al Prefetto di stabilire, a suo talento, i tempi di esecuzione degli sfratti indipendentemente dalle richieste degli ufficiali giudiziari.
Che cosa possono fare i proprietari coinvolti in un procedimento di esecuzione di sfratto se non attivare i meccanismi della trasparenza, chiedere tutto il chiedibile, mandare memorie, istanze, richieste di audizione? secondo la logica, già attuata per l’ICE, di sommergerli di carte.
Se non d’altro, almeno di carte ricopriamoli.
Ai risparmiatori intanto sta per toccare la revisione della tassazione dei titoli del debito pubblico.
E qui, l’unica difesa è la non sottoscrizione dei titoli del debito pubblico; possiamo dirlo; possiamo farlo; ancora non ci è vietato dirlo; ancora non siamo obbligati a farlo.
Perchè non lo facciamo?
luglio 1996