Leggendo il libro di luca Ricolfi (l’enigma della crescita) si arriva ad una ben triste conclusione per noi che abitiamo paesi sviluppati.
Infatti, secondo Ricolfi, la crescita è legata a 5 fattori: a) il capitale umano, b) gli investimenti diretti esteri, c) le istituzioni economiche, d) le tasse e y) il reddito medio, il cui peso è ben diverso.
In pratica b+c+d valgono circa un 25%, a vale circa un 15%, y invece vale, da solo, un 60%.
Che vuol dire tutto ciò? Vuol dire che per quanto potessimo migliorare a, b, c, d, arriveremmo ad un 40% di possibile crescita, che non bilancerebbe il 60% di y.
Perché y è un valore negativo, tanto più negativo quanto più è alto.
Allora non c’è rimedio, per tornare a crescere e a crescere in maniera significativa, noi dobbiamo ridurre il reddito medio e ridurlo significativamente.
Se, poi, pensiamo a noi, che in Italia abbiamo l’abcd che sappiamo e che, anche volendo, non potremmo migliorare altro che in un tempo medio-lungo, dobbiamo accettare l’idea che il reddito medio degli italiani debba peggiorare alquanto.
Di conseguenza, nell’immediato, per tentare di reagire è molto più opportuno ridurre la tassazione sulle attività produttive e, magari, prevedere vantaggi aggiuntivi per gli investimenti esteri.
Dall’altro lato, seguendo anche l’altra suggestione di Ricolfi, quella sui maxi-job, sarebbe utile dare il via ad una massiccia sperimentazione, destinata ai nuovi assunti, di nuove forme lavorative massimamente detassate e de contribuite.