nomina sunt consequentia rerum? o piuttosto
res sunt consequentia nominum? o ancora
nomi e cose sono legati soltanto in parte ad una specifica causalità e per più gran parte a casualità come dice Giulietta:
la rosa, anche se si chiamasse in un altro modo, sarebbe ugualmente bella e profumata
eppure è vero che nomen est omen, talvolta, allora questa casualità inficia irrimediabilmente la correlazione
siccome non è detto che tutti quelli che si chiamano Tranquillo siano tranquilli è inutile chiamare un nuovo nato Tranquillo perché sia tale da grande
però è forse possibile che la maggior parte di quelli che si chiamano Tranquillo siano tranquilli, anche per onor del nome
e ciò dove ci porta? ci porta al calcolo delle probabilità, da una parte, e alla oscura capacità delle parole di dare un senso alle cose
o, meglio, alla oscura capacità degli uomini di usare le parole per dare un particolare senso alle cose, dall’altra parte
lo spessore semantico delle parole può essere descritto lessicograficamente e ci dà l’evoluzione del significato nel tempo e nello spazio
ma esiste uno spessore ideologico delle parole che fa di esse parole d’ordine ovvero parole che ordinano un comportamento politico, sociale, culturale
la neolingua orwelliana
LA GUERRA è PACE
LA LIBERTà è SCHIAVITù
L’IGNORANZA è FORZA
è soltanto una forma grezza della più sofisticata strumentalizzazione novecentesca delle parole e dei significati; ciò non toglie che, effettivamente, chi conosce più parole e i loro diversi sensi sia avvantaggiato rispetto a chi ne conosce meno
non a caso la formazione di una cultura popolare si è sempre riconnessa, dopo l’epoca, pur efficace della narrazione orale, al LIBRO e alle biblioteche
non a caso, ma forse senza intenzionalità, il collasso della cultura popolare non si riconnette al rogo dei libri di triste memoria – rogo che si accende proprio perché massima è l’importanza che si annette ai libri – ma si riconnette all’oblio in cui la scuola ha fatto cadere la lettura
e, come il sordo fatica a parlare, così chi non legge faticherà sempre a scrivere, a parlare, a mettere in ordine pensieri, parole e opere
la panoplia del peccato (pensieri, parole e opere) non si completa soltanto con le omissioni ma si origina da queste e questo non è peccato come offesa a dio ma peccato come offesa all’Uomo
tragicamente vera ed efficace è la formula orwelliana
CHI CONTROLLA IL PRESENTE CONTROLLA IL PASSATO
CHI CONTROLLA IL PASSATO CONTROLLA IL FUTURO
nella anfibologia del termine controllo
però non è condivisibile il giudizio che lo stato di salute delle parole sia preoccupante
si può pensare piuttosto che lo stato di salute della cultura popolare italica sia preoccupante
ma non meno preoccupante sembra lo stato di salute della alta cultura, o di chi crede di farla/incarnarla
può darsi che i “sapienti” siano un po’ troppo saputi?
può darsi che i saputi sappiano e amino parlare soltanto ai loro simili?
può darsi che i saputi non sappiano o, peggio, non VOGLIANO parlare al popolo?
siamo all’accademia, sterile, e alla cheirocrazia
allora, in questi termini, il tradimento dei chierici diventa il rifiuto narcisistico ad un ruolo pedagogico che la sapienza impone a chi la detiene
tuttavia, se questa diagnosi è giusta, quale sia la cura per evitare una prognosi infausta è difficile a dirsi