Eterogenesi dei fini

E’ la legge enunciata dal Wundt, secondo la quale i fini realizzati dalla storia non sono il compimento delle volontà umane, ma la risultante del rapporto o contrasto fra le intenzioni degli uomini e le condizioni oggettive (Battaglia).

In quest’ottica si può essere contenti per una delle ultime perle della nostra legislazione; quella che definisce le nuove regole sull’obiezione di coscienza ai fini del servizio militare di leva.

In pratica, questa nuova legge equipara completamente il servizio civile al servizio armato, richiedendo solamente l’allegazione di motivi di coscienza che possono essere smentiti esclusivamente da comportamenti palesemente contrastanti, come essere stati iscritti al tirassegno, aver avuto la licenza di caccia o altro del genere.

Il sacro dovere del cittadino: la difesa della Patria, previsto dall’art. 52 della Costituzione, sul finire della prima parte di questa, parte che, secondo i nostri corrivi soloni, non doveva essere minimamente assoggettata a modifiche, svanisce così nel nulla.

E ciò con buona pace di tutti quelli che, per una vera e profonda idealità civile o religiosa, in un passato non molto remoto, hanno subito i processi, il carcere, la vestizione coatta o, successivamente, varie discriminazioni.

Ma va bene così. Se non è possibile che i totem siano abbattuti a viso aperto e con chiara coscienza, lasciamo che siano fatti tartufescamente crollare.

La difesa della Patria, contrariamente alla dizione dell’art. 52 Cost., può ben essere un dovere solamente ove le necessità lo richiedano, così come è previsto in molti paesi occidentali, nei quali la coscrizione obbligatoria viene decisa dal Parlamento in casi di assoluta necessità, mentre la ordinaria difesa in armi dello Stato viene assicurata dall’esercito di mestiere, fatto di volontari ben addestrati e ben pagati, quindi ben in grado di assolvere un compito sempre più qualificato e difficile.

Per effetto della nuova legge sull’obiezione di coscienza aumenteranno senz’altro i giovani che opteranno per il servizio civile che, peraltro, sta diventando qualcosa di molto, troppo simile ad un lavoro socialmente (f)utile, sostanzialmente sottopagato, e diminuiranno corrispondentemente quelli che vorranno attendere al servizio armato.

Bisognerà dunque puntare sempre di più sui volontari e sarà inevitabile giungere, prima o poi, persino in Italia, ad un esercito di mestiere, anche semplicemente per partecipare ad azioni eventualmente disposte dall’ONU o dalla NATO, o per intervenire nelle, disgraziatamente, non infrequenti calamità nazionali.

Anche perciò si può pensare che, se una volta sul tricolore faceva bella mostra di sè lo stemma di casa Savoia, oggi dovremmo collocarci il tubero nazionale: tuber magnatum pico, che poi non è nemmeno un tubero ma un fungo ipogeo.

luglio1998