Rivolta in Italia

Sfogliando una vecchia edizione di un giornaletto locale, di cui non si legge più la data, trovata nei giorni scorsi in una soffitta, ho avuto modo di leggere una lettera al direttore di impressionante attualità; quindi, unendo l’utile della non scrittura di un contrappunto maggese con il dilettevole, mi auguro, per i soliti venticinque lettori, della possibilità di leggere il grido di dolore di questa antica proprietaria di casa, mi limito a riportare integralmente e senza alcun commento la lettera della Signora Lucia Rivolta vedova di tale Renzo Italia, residente in Massa Macinaia di Lucca.

P.S. Da una piccola ricerca è emerso che non esiste a Massa Macinaia alcuna Signora Rivolta, ma non è detto che, tra i proprietari, possa esserci una qualche Rivolta, in Italia.

“Signor Direttore,

mi rivolgo a Lei essenzialmente per uno sfogo; infatti sono certa che neppure se, non solo Lei, ma tutti i Direttori di tutti i giornali italiani avviassero una campagna di stampa sulla esorbitanza della tassazione della casa, noi poveri proprietari di abitazione avremmo alcuna attenuazione della soma che ci sta schiacciando.

Eppure, se ripenso a come sono andate le cose mi viene una tale rabbia che, se non fossi una povera donnetta inerme, mi porterebbe a cercare il modo di mettere qualche bomba sotto il sedere di quelli che prima ci hanno costretto, me e il mio povero marito, a fare tanti sacrifici per comprare una casetta e, poi, hanno cominciato a spremerci come limoni.

Quanti sacrifici, quante rinunce abbiamo fatto per ripagare il mutuo che avevamo contratto e, con la cessione del quinto dello stipendio mio – lo stipendio di una maestra – e di mio povero marito, impiegato postale, mai ci siamo potuti permettere una vacanza, mai un viaggio, mai una soddisfazione, anche considerate le spese necessarie a mantenere una famiglia di quattro persone.

E, ora che il mutuo è stato ripagato, ora che i bimbi sono andati via, ora che sono rimasta sola e potrei, malgrado la miseria della pensione, stare tranquilla e togliermi il gusto di qualche spesa, mi ripugna l’idea di dover fare nuovi sacrifici per pagare le tasse; pagare tante tasse soltanto per avere una casetta che ci siamo tanto sudata.

Pensi Lei che, l’anno scorso, se non mi avessero aiutata i miei figlioli, dato che avevo speso tutti i risparmi dall’odontotecnico, avrei dovuto impegnare quei pochi gioielli regalatimi da mio povero marito nei primi anni di matrimonio, quando eravamo giovani, non avevamo figli e auto e stavamo in affitto; allora sì che risparmiavamo, ma il padrone di casa ci mandò lo sfratto perché gli si sposava una figliola e noi non potevamo avere una casa popolare: non eravamo poveri noi e non avevamo gli amici giusti; allora abbiamo fatto il più grosso errore della nostra vita: ci siamo comprata la casa.

Ma sa che cosa Le dico, caro Direttore, un’altra volta io, piuttosto che arrivare a fare magari dei debiti per pagare le tasse, io questa casa la brucio, allora ci penserà il comune a darmi una sistemazione, a una povera vecchia, pensionata e un po’ stonata, dovranno pensare loro.

Con ossequi

Lucia RIVOLTA in ITALIA

Massa Macinaia (Lucca)

aprile1998